Narrativa > Domenica Buemi
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Effetti
La seicento multipla bicolore ha lasciato da poco la postazione fissa davanti al "Livorno", la trattoria dove spesso pranzano gli abitanti dell'entroterra messinese che vengono a Messina per sbrigare faccende burocratiche, e arranca sui monti S. Rizzo carica di bagagli e viaggiatori che scelgono questo mezzo per spostarsi anziché la corriera o il treno.
La seicento è guidata da "Peppi 'Ncinella"; il soprannome è già un'identità e non crea confusioni cosicché un probabile figlio di Peppe sarebbe soprannominato "U figghiu di Peppi 'Ncinella"' a scanso di equivoci. Peppe è simpatico ed è anche carino, durante il viaggio intrattiene i suoi passeggeri, conoscendo Cuore e la sua famiglia non mancano di certo gli argomenti per conversare. Cuore, che era andato via dal suo paese a 16 anni, ha mantenuto i rapporti con i suoi compaesani; a casa sua, infatti, è un continuo via vai di amici che lo vanno a a trovare, sono gli anni in cui l'emigrazione è l'unico rimedio per trovare un lavoro per sopravvivere, partire è difficile e lasciare la famiglia e gli affetti doloroso, diventa quindi complicato farsi rilasciare un passaporto. Cuore è sempre disponibile per chi ha bisogno di aiuto e i suoi compaesani lo sanno; naturalmente Vittoria, che è una splendida padrona di casa, si trova spesso a cambiare i suoi programmi per accoglierli nel migliore dei modi.
San Basilio, frazione di Novara di Sicilia, sembra lontana viaggiando stretti in una seicento multipla, ma prendere altri mezzi con tre bambini e i bagagli sarebbe peggio; dopo una breve sosta a Novara di Sicilia, Peppe riprende la guida fino alla piazza del paese dove ad accogliere Vittoria ci saranno forse compare "Sciùscia" o Michele "Mosca", ma sicuramente ci saranno Pippo e Bianca, lui è il sarto del paese e figlioccio di Cuore, Bianca è una sorella* di Vittoria. Ogni anno Vittoria va al paese del marito per far prendere aria buona ai bambini dopo le vacanze al mare: settembre è il mese migliore, non c'è più il caldo asfissiante della città, i bambini non corrono pericoli a stare in giro e come ogni anno prima di partire compra qualche regalino; le saponette molto colorate e profumate sono gradite dalle signore che le conservano nei cassetti per profumare la biancheria, ma le stoviglie in moplen sono decisamente il regalo preferito; a San Basilio non c'è ancora l'acqua nelle case e nemmeno l'energia elettrica, un disagio enorme per Vittoria, questo, ma lei sa sempre adeguarsi a tutto e si comporta quasi come i "Sammasiloti" (dato che ne ha sposato uno!). Il lavatoio pubblico è posto in alto, su in montagna, e portare lì i piatti pesanti da lavare o trasportare l'acqua fino in casa diventa un gran lavoraccio ma Vittoria affronta tutto con un'arma invincibile: il sorriso. Nella vecchia casa a tre piani, ogni piano una sola grande stanza, Vittoria trova frutta e verdura, l'immancabile pane di casa cotto nel forno a legna che la cugina Tindara le prepara e la sera, prima che la contrada "Case morte" taccia per il riposo notturno, una languida fisarmonica suonerà per lei la serenata che Michele "Mosca" organizza tutti gli anni per darle il benvenuto, suggellato da qualche bicchiere di buon vino rosso. È un incanto sentire parlare i compaesani, il loro accento non è siciliano, a voler fare paragone direi che come il signor Eiffel costruì per conto della Francia "La statua della Libertà" di New York, così un suo antenato ha spedito un pezzo di montagna, abitanti compresi, tra i nostri Peloritani e Nebrodi; infatti molte parole del dialetto di S. Basilio sono in francese così come l'accento. La giornata di Vittoria a San Basilio inizia alle 5 del mattino, quando deve svegliare il figlio Giovanni che ama trascorrere il suo tempo con il giovane cugino Nunzio, figlio di Tindara la "Biscia", che porta le sue mucche al pascolo passando davanti alla vecchia casa; gli zoccoli sopra l'acciottolato e i campanacci delle mucche sono la sveglia che interrompe anche i sogni di Damiana, anche lei vuole andare a pascolare ma è troppo piccola e ha altro da fare... già! Qualcuno di sotto bussa alla porta come ogni mattina da quando Vittoria è al paese, lei prende una pentola dall'incavo sopra il camino e scende ad aprire. La porta della casa è un vero mistero per Vittoria, è ad arco e in alto a destra ha una finestrella al cui interno è incassato un chiodo che serve per appendere la chiave dopo che si chiude la porta; c'è da chiedersi che senso abbia chiudere la porta a chiave se chiunque può spingere la finestrella e prendere la chiave all'interno, ma le porte nel paese sono tutte così... Vittoria apre alla comare che ha appena munto la mucca, il latte che le versa nella pentola è ancora caldo, basta aggiungere solo un po' di zucchero; le porge anche un paniere con i pomodori che lei ama tanto, sono grossi e tondi, sono di un colore rosa antico con qualche striatura di verde, dolci e saporiti per insalate sopraffine.
- Grazie comare, voi mi viziate così! Venite sopra, vi faccio un caffè e così vedete cosa stavo ricamando, approfitto mentre sono qui in vacanza quando le bambine dormono ancora...
Dormivano... perché Damiana quando sente odore di pappa si sveglia e il latte appena munto con il pane casereccio è per lei una leccornia ma non c'è solo il latte... appena mette il piede fuori dalla porta sparisce come sempre. Dove va Damiana? Vittoria nulla può contro questa figlia vagabonda, sa soltanto che torna a casa con la pancia così piena che a volte non riesce nemmeno a camminare, chiunque la incontra le dice che ha la stessa faccia del padre, di Cuore, e comincia a rimpinzarla, un giorno dovettero caricarla su di un mulo per portarla a casa, aveva fatto una scorpacciata di fichi d'India: ahi, ahi, ahi!
E mentre Giovanni pascola le mucche e Vittoria ricama accudendo la piccola Provvidenza, Damiana viene costantemente rapita dai compaesani che la portano in giro per il paese e nelle loro case a riempirsi anche gli occhi di nocciole, noci e fichi stesi al sole su canne intrecciate, su terrazze a sgranare pannocchie, a guardare come s'impasta il pane, a grugnire con i maiali in recinti di legno, a soffermarsi vicino alle stalle. Impara ad ascoltare i grilli dietro la casa, a guardare la valle immensa sotto, ad accendere forni... beh, lasciamo perdere, quel piccolo incendio a casa di Chiara non era un incendio vero e proprio...
La sera, dopo cena, alla luce del lume a petrolio, quando le ombre sul muro sono più grandi della stanza e il materasso di crine punge un po', gli zoccoli dell'ultimo mulo che passa sono come una ninna nanna che si dissolve come eco nella valle.
*Bianca è la figlia di una vicina di casa di donna Nunzia cresciuta con Vittoria e le sue sorelle che chiama zie.
Riflessi
E il signor Cuore? "Come un acquerello oserei dire che è adattissimo per dipingere i riflessi nell’acqua in primis per la sua alta componente acquosa che li rende molto simili, e poi ancora per la sua fluidità e trasparenza che lo rendono unico ( http://www.acquerello-in-rete.it/ )".
Già, unico, con riflessi chiari come le marine, niente nuvole, niente ombre (apparentemente...), così, come si presentava alla vista, bello, alto, interessante, era un uomo esperto della vita ma ne sfruttò solo una piccola parte. Andato via di casa a 16 anni prese la strada del nord, giunse a Domodossola dove lavorò alla Galtarossa (o "Cartarossa" ?), proprio il colore che politicamente poi gli creò dei guai; infatti, in un periodo fascista uno che si professava di sinistra non aveva vita facile. A 16 anni aveva avuto già molte esperienze sessuali, amava la donna in tutte le sue sfaccettature e con il suo fascino era molto facilitato a conquistarla puntando sempre in alto. La madre aveva raggiunto il marito a Baltimora dove era emigrato e si era fatto un'ottima posizione, lo aveva raggiunto insieme ai figli compreso Cuore che di quell'esperienza non poteva ricordare nulla perchè piccolissimo, mentre la sorella Angela e il fratello Carmelo un po' più grandicelli frequentarono anche le prime classi elementari ma poi non si sa bene perchè lei e i figli ritornarono in Italia. La madre di Cuore rimasta sola al paese e dopo la morte del marito avvenuta a Baltimora a causa di un intervento chirurgico (così pare le dissero...), era un po' preoccupata per questo figlio sempre in giro e senza una "posizione", quando seppe che si sposava con Vittoria ne fu felice, finalmente aveva incontrato una donna che l'amava anche senza farsi condizionare dal suo aspetto affascinante e prima di morire raccomandò a Vittoria di vegliare su Cuore. -"Signora, io amo sua figlia e la voglio sposare, sono il braccio destro di un imprenditore e la posso mantenere"- queste le parole che Cuore usò per convincere donna Nunzia a concederle la mano di Vittoria, e donna Nunzia ch'era una donna esperta gli aveva detto di no, ma si sa, a Messina, come in tutto il meridione, un "no!" di questi equivale a una "fuitina" certa e così fu.
Nelle sere d'estate per intrattenere i bambini, Cuore, che aveva appeso le "scarpe al chiodo", raccontava le sue avventure passate, forse romanzate, forse no, ma è certo che di avventure ne aveva vissute, visto che si era sposato quasi a quarant' anni ...-"Era di notte, ero sfuggito dal mirino di un fucile e mi trovavo in una macchia (prima che i bambini potessero capire cosa fosse una macchia servì l'intervento di Vittoria), io ero affannato per la lunga corsa che avevo fatto e mi fermai per prendere fiato, mangiai delle more appena colte (di notte, eh?), bevvi l'acqua da un ruscello mentre lontano ululava una lupa (forse era quella di Roma, chi lo sa?). Mi addentrai lo stesso, rane e "cuccareddi*" non m'impedirono di sentire un rumore vicino a me, mi fermai spaventato, poi ripresi a camminare ma lo risentii ancora una volta, era quasi vicino a me. Il cuore mi batteva forte ma non riuscivo a vedere nulla in quel buio totale dove anche la luna era scomparsa per la paura. Mi fermai ancora una volta e mi nascosi dietro un albero aspettando di vedere chi mi seguiva così insistentemente: nulla, per la Madonna (intercalare frequente di Cuore a cui seguiva sempre un colpetto di tosse di Vittoria come dissenso)!
Riprendevo a camminare e quel rumore sembrava essere sempre più vicino a me..."- I bambini pendevano dalle sue labbra come quando Vittoria raccontava le favole dove la Mamma"Drava*" mangiava tutti ma aspettavano sempre che il loro eroe uscisse indenne dalle sue avventure. Ogni tanto si fermava durante il suo racconto, infilava la mano in tasca e ne usciva fuori una scatoletta con dentro una polvere giallo scuro, ne prendeva un pizzico e la inspirava dal naso; per non fumare, infatti, Cuore si era abituato a usare tabacco da naso che metteva in scatolette fatte da lui stesso con le bucce del bergamotto o delle arance che tagliava a metà e a cui toglieva la polpa, poi le girava dall'interno e le metteva a seccare dopo averle sagomate bene su una scatoletta di alluminio rotonda, compreso il coperchio e che una volta asciutte e quasi ermetiche davano al tabacco un'aroma agrumato molto piacevole.
-"Per tutta la notte fui inseguito da qualcuno che appena mi fermavo si nascondeva, dovevo scoprire chi era e attesi che facesse giorno per affrontarlo e... ucciderlo se fosse stato necessario (Uccidere? Ma quando mai? Nemmeno le mosche era capace di uccidere il signor Cuore!). E all'alba finalmente la verità! Il rumore mi seguiva ma non c'era nessuno... Mi son detto: vuoi vedere che è la mia tabacchiera di legno? Infilai la mano in tasca e... il mistero svanì, avevo ragione e ancora una volta avevo vinto io!"-
Cuccareddi= Piccoli gufi
Drava= Mamma orca