Le 2 Novara
Incontro tra le due Novara
Grazie al maiorchino prende “forma” l’alleanza
“Si racconta che il Principe di Condè dormì profondamente la notte avanti la giornata di…”. Inizia così il secondo capitolo dei Promessi Sposi.
Proviamo ora a pensare alla notte di “ser Bartucciotto”, avanti la giornata di Novara del 19 novembre. Non sappiamo se egli abbia dormito profondamente, ma di certo ha sognato. Lui deve aver sognato che il secondo capitolo degli “Sposi Promessi” (cioè le due Novara che per duemila anni si sono guardate e tacitamente cercate) poteva davvero cominciare, dopo che il primo capitolo, pur esaltante, si era di fatto chiuso con la tenzone calcistico-sportiva del giugno 2010.
La storia di questi “Sposi” con lo stesso nome, la Novara del nord e quella del sud, aveva preso avvio nell’estate del 2009, da carte vergate da un paio di scrivani col medesimo pallino (Nino e Paolino) e raccogliendo da allora, in egual misura, momenti di entusiasmo e di delusione. Fortunatamente qualcuno, sia in Sicilia sia in Piemonte, non ha mai mollato e l’occasione delle giornate celebrative dei 150 anni dell’Unità d’Italia, programmate nella “brumal” Novara il 19-20 novembre 2011, era parsa di quelle da non perdere. Del resto pochi giorni prima il sindaco piemontese Ballarè, con mossa accorta e sorprendente, aveva inviato una cartolina di saluti al collega siciliano Michele Truscello.
Appreso dell’evento, voluto all’insegna della coesione nazionale, gli amministratori della Novara del sud si sono proposti per un viaggio di speranza verso la “sorella” piemontese. Approntare in extremis un’adeguata partecipazione non era facile. Ma ecco la fulminazione: riprendere l’idea sportiva per unire le due comunità, tuttavia non più ricorrendo al pallone bensì al formaggio! Il lancio del maiorchino, infatti, è un gioco tradizionale che a Novara di Sicilia viene da secoli praticato. Con una attrazione in più: alla fine della gara, infatti, la forma di maiorchino si frammenta in mille assaggi per tutti i presenti. Irresistibile richiamo, probabilmente, anche nella Novara del gorgonzola, amante dei piaceri gastronomici.
Ottenuto il via, appena due giorni prima della fatidica giornata i nostri si mettono all’opera, pensando alle strategie comunicative. A Salvatore Bartucciotto e Giuseppe Ferrara l’incarico di allestire, nella centralissima piazza del Duomo, il gazebo di rappresentanza, mentre - dall’isola - Salvatore Bartolotta promette di portare il maiorchino adatto e poi altri motivi di richiamo (depliant, manifesti e roteante paorgiu).
Sabato, di fronte ai portici, i gazebi sono addirittura due, quasi a simboleggiare gli “sposi promessi”. Smaltiti gli intoppi burocratici dell’ultima ora, Salvatore Bartucciotto si gusta un riposante sigaro tricolore con lo sfondo dello striscione che inneggia allo storico incontro fra i due Comuni. Il suo sguardo verso le volute di fumo che salgono in alto sembra rivelare che il sogno si sta aprendo alla realtà.
Alle cinque della sera è fissata la memorabile sfida del maiorchino, con iscrizioni eccellenti di vari condottieri: qualcuno li chiama, scherzosamente, i “Cavalieri della provola rotonda”. Chissà chi vincerà, a gettare il più lontano possibile una “ruota” di formaggio a pasta dura dal peso di 10 kg.
Finalmente, dopo un’intensa giornata di pubbliche relazioni (con Agostino, Pina, Paolo, Natalia, Nando, Melino, Gaetano e altri amici) giunge dapprima l’assessore novarese al Turismo e ai Gemellaggi Sara Paladini, poi il presidente dell’Ente camerale Paolo Rovellotti, autorevoli esponenti del mondo associativo locale e della promozione turistica (da Confartigianato ad Atl), i “cavalieri” siciliani, il vice sindaco della Novara piemontese Nicola Fonzo e infine il primo cittadino Andrea Ballarè. Tra ali di spettatori, i cavalieri - in corazza, o meglio in candido grembiule - si esibiscono al tiro. L’alfiere del sud Salvatore Bartolotta (in rappresentanza anche del suo sindaco Michele Truscello, campione del maiorchino) mostra la tecnica ai neofiti. Fotografi all’opera, gente curiosa, grida d’incitamento, formaggio che sguscia dalle mani, cose mai viste nella Novara del tranquillo passeggio del sabato sera.
Ci provano in tanti e trionfatore della contesa, con un potente lancio fin quasi in piazzetta delle Erbe, risulta il sindaco Ballarè! Quale miglior segnale per avviare il rapporto di amicizia tra la comunità di San Gaudenzio e quella di Sant’Ugo. Tutto ben riuscito. Bravi.
L’assessore Bartolotta alza la mano del vincitore, sorride di soddisfazione la Paladini, si complimenta Rovellotti, sospirano felici i “cavalieri”. E dopo le strette di mano, assaggi di maiorchino e brindisi con passito Erbaluce delle Colline Novaresi: il gemellaggio enogastronomico, a quanto pare, c’è già. Pronti a ripeterlo quando ci sarà, magari nella Novara del sud, la stretta di mano istituzionale.
Intanto la gente si affolla e dai poster ammira la Novara che guarda dall’alto le isole Eolie, inserita tra i “borghi più belli d’Italia”. E scopre che c’è persino, tra muri di pietra e balconi in ferro battuto, la Via Novara di Piemonte, dedicata nel 1961 in occasione dei cento anni dell’Unità d’Italia. Forse già allora qualcuno aveva un sogno.
Il rendez-vous tra le 2 Novara
Tornare bambino
Non avrei immaginato che da “grannu e grossu” sarei tornato a “muglià a lazzata o paorgiu” e a lanciarlo in pubblica piazza, le traiettorie disegnate da quel pezzo di ulivo foggiato al tornio e sul quale era stata conficcata a “friccia” mi sarebbero servite ad attrarre l'attenzione dei passanti.
Invero è accaduto sabato 19 novembre nella centralissima piazza della Repubblica (meglio conosciuta come piazza Duomo) di Novara in Piemonte, nella quale, in occasione dei festeggiamenti per la celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, era stato allestito un gazebo promozionale dell'altra Novara ; su uno striscione spiccava la didascalia
“NOVARA DI SICILIA incontra........NOVARA IN PIEMONTE”
ed erano raffigurati i due Duomi con rispettivi campanili nonché la targa toponomastica di una strada intitolata dall'omonimo Comune siciliano a “Novara in Piemonte”
Fatto assolutamente singolare, denso di significato socio-politico, che fa sicuramente onore all'Amministrazione e alla popolazione.
Quel giocherellare mi divertiva e mi gratificava perché era finalizzato a calamitare, come detto, l'attenzione dei passanti sulle sue bellezze naturali del mio paese, messe in bella evidenza dai posters esposti all'interno e all'esterno del gazebo e dai depliants pubblicitari in distribuzione.
I bambini erano ovviamente i più attratti da quell'oggetto sconosciuto e con curiosità osservavano i movimenti delle mie mani nel prepararlo per il lancio e nel favorirne il passaggio dal suolo sul palmo della mano, senza interromperne il volteggiare.
L'interessamento a quel giocattolo, che ero solito portare nelle tasche dei miei calzoni corti, mi aveva reso disponibile a colloquiare con taluni bambini, a esaudire le domande rivoltemi e a soddisfare la loro numerose curiosità.
Non è stato così difficile rivedermi “o vallò faanga”, mentre osservavo i più grandi giocare o quando io stesso giocavo con i miei coetanei e tornami a mente Peppe Lalla, Ntori Fugazzotto, Pipuzzo Di Natale (più grandi di me), Totò Bertolami e il cugino Giovanni Rao, Natalino Fugazzotto, Carletto Munafò (miei coetanei).
Ricordo che in quel luogo solitamente si giocava “a perdere”, uno dei diversi modi di giocare “o paorgiu”; essendovi colà, nel muro laterale della strada strada sottostante la carreggiata principale, un buco di collegamento con il collaterale vallone, collettore di scarichi fognari, nel quale, dopo aver guadagnato la posizione favorevole mediante “a scazzilata”, si cercava di far cadere dentro “u paorgiu” dell'avversario.
Guardando a ritroso, rispetto a quei piccoli passanti che, via da lì alla vista di un cartone animato proiettato dal televisore del primo negozio di elettrodomestici incontrato, avranno dimenticato me e quello sconosciuto giocattolo, trovo che noi ragazzi eravamo più fortunati perché crescevamo e ci formavamo in un ambiente non condizionato dai messaggi pubblicitari e moralmente più sano.
Tutti eravamo costretti a spronare la fantasia per trovare nuovi occasionali svaghi. Se la memoria non mi tradisce anche i giochi avevano la loro ciclicità temporale.
Gli adulti ad esempio facevano “a rullata du maiurcheu” nel periodo del carnevale; oggi viene effettuata in più periodi dell'anno, essendo divenuta motivo di attrazione per i turisti grazie alla televisione. Le difficoltà del percorso dello svolgimento e l'abilità che i giocatori mettono in campo rendono questo gioco avvincente.
Quale occasione migliore dei sopra menzionati festeggiamenti si presentava ai novaresi siciliani per far conoscere ai cugini del Piemonte questo gioco e cercare di rinsaldare la relazione già avviata in un recente passato dalle rispettive Amministrazioni.
Fu così che, nella centralissima piazza della Repubblica, Sindaco - assessore alle politiche sociali e Presidente della locale Camera di Commercio si cimentarono, dopo un tiro dimostrativo del l'amico Salvatore Bartolotta, nel lancio di una forma di maiorchino, formaggio tipico di Novara Sicilia, ottenuto dalla lavorazione del latte ovino e caprino; il lancio migliore l'ha fatto registrare il Sindaco Ballaré.
A prova ultimata, la forma di formaggio era stata opportunamente pulita e spezzettata; gareggianti, spettatori e passanti hanno così assaggiato il nostro formaggio, dal gusto forte, accompagnato da un goccio di vino passito, offerto dall'azienda vinicola Ravellotti di Ghemme, di proprietà del Presidente della Camera di Commercio Novarese.
Nella circostanza, i padroni di casa hanno preso consapevolezza dell'esistenza della targa toponomastica riportante il nome della loro città.
Sorpresa e subito dopo gratitudine é stata manifestata per quel gesto di attenzione avuto dai loro lontani e sconosciuti colleghi nei riguardi della loro città.
Dall'amico Vincenzo Cartareggia (già segretario del Comune di Novara Sicilia), raggiunto telefonicamente, si è saputo che l'intitolazione della strada era stata fatta in occasione della celebrazione del 1° centenario dell'Unità d'Italia, ovvero cinquantanni fà.
Ispiratore illuminato della proposta fu l'avv. Angelo Sofia soprannominato “surcittu”, al quale era stato affidato dall'allora Amministrazione comunale l'incarico di rivedere la toponomastica stradale con lo specifico intendimento di onorare e ricordare i patrioti, artefici dell'Unità d'Italia.
L'intitolazione fu formalizzata con delibera consiliare del 12 giugno 1 961 n° 57 bis e riguardò un tratto della rotabile antica (ovvero il tratto lastricato in salita che dalla casa Abbadessa, in via Nazionale va alla pescheria); Sindaco pro–tempore dell'epoca era il rag. Salvatore Buemi.
L'avv. Sofia, storiografo novarese, non avrà supposto che la sua nobile intuizione sarebbe stata anello di congiunzione fra le due realtà locali molto distanti tra loro, e non solo geograficamente; e forse mai più avrebbe immaginato che una forma di formaggio maiorchino potesse rullare nella centralissima piazza della città piemontese.
E poiché ciò è accaduto, a me non sembra proibito sognare ora che l'intensificazione delle relazioni fra le due collettività possa risultare, in futuro prossimo,fruttuosa per lo sviluppo del mio paese.
Il sognare è proprio dei bambini; e se non sono più un bambino a me piace farlo anche ora.
Fotogallery
(Foto - "Amici delle 2 Novara")