Poesia > Raffaele Villari
RAFFAELE VILLARI (1831-1908)
La pastorella
O pastorella
che guidi all’ombra e al pasco i due torelli,
e accendi il foco onde scaldar le membra
aggrezzate del vecchio mandriano,
dimmi, se sai, quella moderna croce
chi piantò fra le spine in fondo al colle?
D’accanto alle cannucce, a che risponde?…
- Deh! Più non dirmi!..sono già due lustri,
e ricomincia il terzo dacchè piango!…
Non m’inasprire una cruenta piaga
Che sol per monte mi darà riposo!…
Sovra il mio labbro, se balena il riso,
è un tiepido vapor, cui strappa il sole
dalla fioccata neve. Le mie guance
ch’eran rosate, or sono pallide come
le frondi della tremula.- Il mio sguardo
vide un triste spettacolo che in mente
ancor mi siede e mi conturba il sangue!…
credimi, o trovator, fuvvi un momento
che bramai esser cieca! Di spavento
perì la madre mia! Curve le spalle
e biancicante il crine avanti l’ora,
rese l’etade al genitor cadente.
Ahi! Chi creder potea che il mio soggiorno
Ove fra l’erbe e i fior cresce la pace,
funestato mi avessero!…
Di sangue
Fu scellerato il monte e di quel sangue!…
A quel rivo, che un’onda inargentata
Offriva alle mie labbra e m’era speglio,
più non mi guardo e dissetarmi abborro.
Misto a quell’onda sua un caldo rio
Vidi scorrer di sangue, e di quell’acque
Si deterse le mani il Rinnegato!…
Eran belli gli uccisi!… Avean sul core
La giovinezza dei vent’anni, e forse
Una madre che ancor li attende invano!…
O poveri occhi miei! Né di mortale
tenebra si copersero in vederli
spirar siccome le sgozzate agnelle
entro un lago spumante! Ignoto piombo
quelle fronti spezzò degne del bacio
della Vergine Santa!…
Or vieni,
e se pregar non sai, presso a quei sassi
meco impara a dolerti e ti rammenta!…
Tacque la mesta e cara abitatrice
Della foresta, e sulle sue pupille
Micanti e belle del color del cielo,
una lagrima apparve!
Ella si mosse
A gra pena traendo il fianco lasso,
e insino alla Croce io la seguii!
Fervidamente ivi pregò prostata,
ed io pregar non seppe; ma la tomba
tremendo apprese il giuramento mio!…