Poesia > Lucia Milici
LUCIA MILICI
Lucia Milici nasce il 24 gennaio del 1940 a Novara di Sicilia, lascia il paese a nove anni e si trasferisce a Torino. Nella città dell’automobile, superando molte difficoltà iniziali, riesce in seguito a inserirsi con successo nel mondo del lavoro. I primi anni della sua vita piemontese sono caratterizzati da una grande dedizione alla famiglia e dal forte amore per la cultura che la stimola a interessarsi di pittura e poesia. Nonostante la lontananza da Novara e l’affetto per Torino, rimane sempre teso il cordone ombelicale con la sua terra di origine, questo rapporto simbiotico è ben espresso in molte sue composizioni. I suoi versi, scarni, semplici ed essenziali sprigionano passione, arrivano direttamente al cuore e lo frantumano in mille pezzi. Le sue liriche, un impasto di cielo e terra, delicatissime, volano in alto per raggiungere le celesti perfezioni...
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Nell'agosto 1993 il Comune di Novara di Sicilia annuncia l'apertura della sua mostra di dipinti e di disegni.
Nel marzo 2014 Lucia Milici ha frequentato la Scuola di Pittura presso l'Accademia Albertina di Belle Arti a Torino.
Le poesie pubblicate in questo sito sono liberamente tratte dal libro “Espressioni di un iris solitario in un prato“ edito nel 1998 da Del Gallo Editore - Spoleto
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Per strade conosciute
tra pendii scoscesi
i miei passi ritornano.
I ricordi si affollano
nella mente.
Rivedere antiche pietre
riaprire una porta chiusa.
Lontane memorie s’accendono
Passeggiando sul ponte
una sera d’estate
un vociare fitto fitto
di magliette colorate.
Emozioni di sguardi.
Tante storie da raccontare,
le cose di sempre da ridire.
I ricordi nella mente.
La luna di lassù
rischiara i volti.
L’alba li sorprende
ancora insieme.
Giorni di attese
l’estate sta tornando
tanta luce, tanto sole
tanto amore nel mio cuore.
Al mare ci incontriamo
come cigni bianchi
nell’acqua ci tuffiamo
le onde ci travolgono
dimentichiamo
i nostri affanni
Ritornerò sui miei monti
rivedrò la mia valle
mi sembrerà di non esser
mai partita.
Di non essermi mai allontanata
da quel cielo così blu
nei giorni caldi d’estate.
Da quelle stradine tortuose
che conoscevano i miei passi
quando ancora l’avvenire
non era nelle mie mani
dal più profondo del cuore
respirerò la mia aria natia
e sarà come rinascere.
Un giorno la nostra gente
ci vedrà tornare
per ritrovare quella parte
che dentro di noi vive ancora.
Sentiremo quel legame
che ci ha accompagnato
nelle nostre nuove patrie
dove casa e lavoro
sono stati un dovere.
Il pensiero mai dimenticato
di un ritorno non lontano,
ha dato forza alla nostra
grande speranza.
Sotto questo cielo
voglio respirare
appoggiata ad una ringhiera
il mare di lontano
guardare.
Sul ponte all’alba
delle rondini
il rumoroso cinguettio
risentire.
Nella piazza affollata
tanti incontri.
Una sera d’agosto.
Mani che si stringono
trepida attesa sul sagrato.
Noi due vicini
i nostri cuori emozionati
battono all’unisono.
Le campane suonano
è festa solenne!
Oh gialla ginestra
che cresci sui pendii
dei monti
profumo spargi intorno a te
il sole ti illumina
la terra è piena dei tuoi fiori.
L’estate annunci
calda e soleggiata
amica sei delle lucertole
che l’ombra trovano
tra i tuoi rami.
Eterna vivi tra rocce e dirupi
dove i passi dell’uomo
da te non giungono.
La mia casa bianca
sotto il caldo sole giallo
rivedo.
L’estate mi viene incontro
con tante rondini
nell’azzurro del cielo.
Guardo i tetti delle case,
le montagne all’intorno,
la strada che va al mare,
il fiume di lontano.
Lo sguardo spazia
nella verde valle,
e tutto è sempre uguale.
Magici momenti
che si rinnovano
al mio ritorno a casa.
Tra questi chiusi monti
volgo lo sguardo
al tramonto del sole,
nell’ora più tiepida
della sera.
Le rondini nel cielo azzurro
volteggiano, cinguettando.
L’estate ci dona
questi magici momenti.
Ed io ringrazio Dio
per la mia esistenza
sulla terra.
Vorrei tornare a respirare
l’aria fresca sul ponte
la domenica mattina.
Vorrei passeggiare
con i miei ricordi
che mi porto addosso
su quelle bianche pietre
che tanti passi
hanno calpestato,
dove il tempo passato
ancora vive.
Vorrei dire a queste cose
“sono felice qui con voi“.
I tuoi passi che ritornano
riconosco.
La tua casa ti aspetta.
Nelle pareti domestiche
ritroverai quel legame
che maturava in te
quando in età giovanile
gli ideali lontano da qui
ti portarono.
Ma tutto è limitato
nel tempo.
Sul finire della vita
l’uomo si ridimensiona
e ricerca le sue origini.
Ho scelto il silenzio
per vivere quest’amore.
Come un fiore delicato
lo coltiverò sul mio seno.
Vivrò con la certezza
d’avere dentro di me
la mia parte di felicità.
Non potrò mostrare
il sentimento romantico
che tutta m’invade.
Sarà per me come amare
un iris solitario in un prato.
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Passeggiando sul ponte
una sera d’estate
un vociare fitto fitto
di magliette colorate.
Emozioni di sguardi.
Tante storie da raccontare,
le cose di sempre da ridire.
I ricordi nella mente.
La luna di lassù
rischiara i volti.
L’alba li sorprende
ancora insieme.
Giorni di attese
l’estate sta tornando
tanta luce, tanto sole
tanto amore nel mio cuore.
Al mare ci incontriamo
come cigni bianchi
nell’acqua ci tuffiamo
le onde ci travolgono
dimentichiamo
i nostri affanni
Ritornerò sui miei monti
rivedrò la mia valle
mi sembrerà di non esser
mai partita.
Di non essermi mai allontanata
da quel cielo così blu
nei giorni caldi d’estate.
Da quelle stradine tortuose
che conoscevano i miei passi
quando ancora l’avvenire
non era nelle mie mani
dal più profondo del cuore
respirerò la mia aria natia
e sarà come rinascere.
Un giorno la nostra gente
ci vedrà tornare
per ritrovare quella parte
che dentro di noi vive ancora.
Sentiremo quel legame
che ci ha accompagnato
nelle nostre nuove patrie
dove casa e lavoro
sono stati un dovere.
Il pensiero mai dimenticato
di un ritorno non lontano,
ha dato forza alla nostra
grande speranza.
Sotto questo cielo
voglio respirare
appoggiata ad una ringhiera
il mare di lontano
guardare.
Sul ponte all’alba
delle rondini
il rumoroso cinguettio
risentire.
Nella piazza affollata
tanti incontri.
Una sera d’agosto.
Mani che si stringono
trepida attesa sul sagrato.
Noi due vicini
i nostri cuori emozionati
battono all’unisono.
Le campane suonano
è festa solenne!
Oh gialla ginestra
che cresci sui pendii
dei monti
profumo spargi intorno a te
il sole ti illumina
la terra è piena dei tuoi fiori.
L’estate annunci
calda e soleggiata
amica sei delle lucertole
che l’ombra trovano
tra i tuoi rami.
Eterna vivi tra rocce e dirupi
dove i passi dell’uomo
da te non giungono.
La mia casa bianca
sotto il caldo sole giallo
rivedo.
L’estate mi viene incontro
con tante rondini
nell’azzurro del cielo.
Guardo i tetti delle case,
le montagne all’intorno,
la strada che va al mare,
il fiume di lontano.
Lo sguardo spazia
nella verde valle,
e tutto è sempre uguale.
Magici momenti
che si rinnovano
al mio ritorno a casa.
Tra questi chiusi monti
volgo lo sguardo
al tramonto del sole,
nell’ora più tiepida
della sera.
Le rondini nel cielo azzurro
volteggiano, cinguettando.
L’estate ci dona
questi magici momenti.
Ed io ringrazio Dio
per la mia esistenza
sulla terra.
Vorrei tornare a respirare
l’aria fresca sul ponte
la domenica mattina.
Vorrei passeggiare
con i miei ricordi
che mi porto addosso
su quelle bianche pietre
che tanti passi
hanno calpestato,
dove il tempo passato
ancora vive.
Vorrei dire a queste cose
“sono felice qui con voi“.
I tuoi passi che ritornano
riconosco.
La tua casa ti aspetta.
Nelle pareti domestiche
ritroverai quel legame
che maturava in te
quando in età giovanile
gli ideali lontano da qui
ti portarono.
Ma tutto è limitato
nel tempo.
Sul finire della vita
l’uomo si ridimensiona
e ricerca le sue origini.
Ho scelto il silenzio
per vivere quest’amore.
Come un fiore delicato
lo coltiverò sul mio seno.
Vivrò con la certezza
d’avere dentro di me
la mia parte di felicità.
Non potrò mostrare
il sentimento romantico
che tutta m’invade.
Sarà per me come amare
un iris solitario in un prato.
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Ritornerò sui miei monti
rivedrò la mia valle
mi sembrerà di non esser
mai partita.
Di non essermi mai allontanata
da quel cielo così blu
nei giorni caldi d’estate.
Da quelle stradine tortuose
che conoscevano i miei passi
quando ancora l’avvenire
non era nelle mie mani
dal più profondo del cuore
respirerò la mia aria natia
e sarà come rinascere.
Un giorno la nostra gente
ci vedrà tornare
per ritrovare quella parte
che dentro di noi vive ancora.
Sentiremo quel legame
che ci ha accompagnato
nelle nostre nuove patrie
dove casa e lavoro
sono stati un dovere.
Il pensiero mai dimenticato
di un ritorno non lontano,
ha dato forza alla nostra
grande speranza.
Sotto questo cielo
voglio respirare
appoggiata ad una ringhiera
il mare di lontano
guardare.
Sul ponte all’alba
delle rondini
il rumoroso cinguettio
risentire.
Nella piazza affollata
tanti incontri.
Una sera d’agosto.
Mani che si stringono
trepida attesa sul sagrato.
Noi due vicini
i nostri cuori emozionati
battono all’unisono.
Le campane suonano
è festa solenne!
Oh gialla ginestra
che cresci sui pendii
dei monti
profumo spargi intorno a te
il sole ti illumina
la terra è piena dei tuoi fiori.
L’estate annunci
calda e soleggiata
amica sei delle lucertole
che l’ombra trovano
tra i tuoi rami.
Eterna vivi tra rocce e dirupi
dove i passi dell’uomo
da te non giungono.
La mia casa bianca
sotto il caldo sole giallo
rivedo.
L’estate mi viene incontro
con tante rondini
nell’azzurro del cielo.
Guardo i tetti delle case,
le montagne all’intorno,
la strada che va al mare,
il fiume di lontano.
Lo sguardo spazia
nella verde valle,
e tutto è sempre uguale.
Magici momenti
che si rinnovano
al mio ritorno a casa.
Tra questi chiusi monti
volgo lo sguardo
al tramonto del sole,
nell’ora più tiepida
della sera.
Le rondini nel cielo azzurro
volteggiano, cinguettando.
L’estate ci dona
questi magici momenti.
Ed io ringrazio Dio
per la mia esistenza
sulla terra.
Vorrei tornare a respirare
l’aria fresca sul ponte
la domenica mattina.
Vorrei passeggiare
con i miei ricordi
che mi porto addosso
su quelle bianche pietre
che tanti passi
hanno calpestato,
dove il tempo passato
ancora vive.
Vorrei dire a queste cose
“sono felice qui con voi“.
I tuoi passi che ritornano
riconosco.
La tua casa ti aspetta.
Nelle pareti domestiche
ritroverai quel legame
che maturava in te
quando in età giovanile
gli ideali lontano da qui
ti portarono.
Ma tutto è limitato
nel tempo.
Sul finire della vita
l’uomo si ridimensiona
e ricerca le sue origini.
Ho scelto il silenzio
per vivere quest’amore.
Come un fiore delicato
lo coltiverò sul mio seno.
Vivrò con la certezza
d’avere dentro di me
la mia parte di felicità.
Non potrò mostrare
il sentimento romantico
che tutta m’invade.
Sarà per me come amare
un iris solitario in un prato.
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Sotto questo cielo
voglio respirare
appoggiata ad una ringhiera
il mare di lontano
guardare.
Sul ponte all’alba
delle rondini
il rumoroso cinguettio
risentire.
Nella piazza affollata
tanti incontri.
Una sera d’agosto.
Mani che si stringono
trepida attesa sul sagrato.
Noi due vicini
i nostri cuori emozionati
battono all’unisono.
Le campane suonano
è festa solenne!
Oh gialla ginestra
che cresci sui pendii
dei monti
profumo spargi intorno a te
il sole ti illumina
la terra è piena dei tuoi fiori.
L’estate annunci
calda e soleggiata
amica sei delle lucertole
che l’ombra trovano
tra i tuoi rami.
Eterna vivi tra rocce e dirupi
dove i passi dell’uomo
da te non giungono.
La mia casa bianca
sotto il caldo sole giallo
rivedo.
L’estate mi viene incontro
con tante rondini
nell’azzurro del cielo.
Guardo i tetti delle case,
le montagne all’intorno,
la strada che va al mare,
il fiume di lontano.
Lo sguardo spazia
nella verde valle,
e tutto è sempre uguale.
Magici momenti
che si rinnovano
al mio ritorno a casa.
Tra questi chiusi monti
volgo lo sguardo
al tramonto del sole,
nell’ora più tiepida
della sera.
Le rondini nel cielo azzurro
volteggiano, cinguettando.
L’estate ci dona
questi magici momenti.
Ed io ringrazio Dio
per la mia esistenza
sulla terra.
Vorrei tornare a respirare
l’aria fresca sul ponte
la domenica mattina.
Vorrei passeggiare
con i miei ricordi
che mi porto addosso
su quelle bianche pietre
che tanti passi
hanno calpestato,
dove il tempo passato
ancora vive.
Vorrei dire a queste cose
“sono felice qui con voi“.
I tuoi passi che ritornano
riconosco.
La tua casa ti aspetta.
Nelle pareti domestiche
ritroverai quel legame
che maturava in te
quando in età giovanile
gli ideali lontano da qui
ti portarono.
Ma tutto è limitato
nel tempo.
Sul finire della vita
l’uomo si ridimensiona
e ricerca le sue origini.
Ho scelto il silenzio
per vivere quest’amore.
Come un fiore delicato
lo coltiverò sul mio seno.
Vivrò con la certezza
d’avere dentro di me
la mia parte di felicità.
Non potrò mostrare
il sentimento romantico
che tutta m’invade.
Sarà per me come amare
un iris solitario in un prato.
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Oh gialla ginestra
che cresci sui pendii
dei monti
profumo spargi intorno a te
il sole ti illumina
la terra è piena dei tuoi fiori.
L’estate annunci
calda e soleggiata
amica sei delle lucertole
che l’ombra trovano
tra i tuoi rami.
Eterna vivi tra rocce e dirupi
dove i passi dell’uomo
da te non giungono.
La mia casa bianca
sotto il caldo sole giallo
rivedo.
L’estate mi viene incontro
con tante rondini
nell’azzurro del cielo.
Guardo i tetti delle case,
le montagne all’intorno,
la strada che va al mare,
il fiume di lontano.
Lo sguardo spazia
nella verde valle,
e tutto è sempre uguale.
Magici momenti
che si rinnovano
al mio ritorno a casa.
Tra questi chiusi monti
volgo lo sguardo
al tramonto del sole,
nell’ora più tiepida
della sera.
Le rondini nel cielo azzurro
volteggiano, cinguettando.
L’estate ci dona
questi magici momenti.
Ed io ringrazio Dio
per la mia esistenza
sulla terra.
Vorrei tornare a respirare
l’aria fresca sul ponte
la domenica mattina.
Vorrei passeggiare
con i miei ricordi
che mi porto addosso
su quelle bianche pietre
che tanti passi
hanno calpestato,
dove il tempo passato
ancora vive.
Vorrei dire a queste cose
“sono felice qui con voi“.
I tuoi passi che ritornano
riconosco.
La tua casa ti aspetta.
Nelle pareti domestiche
ritroverai quel legame
che maturava in te
quando in età giovanile
gli ideali lontano da qui
ti portarono.
Ma tutto è limitato
nel tempo.
Sul finire della vita
l’uomo si ridimensiona
e ricerca le sue origini.
Ho scelto il silenzio
per vivere quest’amore.
Come un fiore delicato
lo coltiverò sul mio seno.
Vivrò con la certezza
d’avere dentro di me
la mia parte di felicità.
Non potrò mostrare
il sentimento romantico
che tutta m’invade.
Sarà per me come amare
un iris solitario in un prato.
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Tra questi chiusi monti
volgo lo sguardo
al tramonto del sole,
nell’ora più tiepida
della sera.
Le rondini nel cielo azzurro
volteggiano, cinguettando.
L’estate ci dona
questi magici momenti.
Ed io ringrazio Dio
per la mia esistenza
sulla terra.
Vorrei tornare a respirare
l’aria fresca sul ponte
la domenica mattina.
Vorrei passeggiare
con i miei ricordi
che mi porto addosso
su quelle bianche pietre
che tanti passi
hanno calpestato,
dove il tempo passato
ancora vive.
Vorrei dire a queste cose
“sono felice qui con voi“.
I tuoi passi che ritornano
riconosco.
La tua casa ti aspetta.
Nelle pareti domestiche
ritroverai quel legame
che maturava in te
quando in età giovanile
gli ideali lontano da qui
ti portarono.
Ma tutto è limitato
nel tempo.
Sul finire della vita
l’uomo si ridimensiona
e ricerca le sue origini.
Ho scelto il silenzio
per vivere quest’amore.
Come un fiore delicato
lo coltiverò sul mio seno.
Vivrò con la certezza
d’avere dentro di me
la mia parte di felicità.
Non potrò mostrare
il sentimento romantico
che tutta m’invade.
Sarà per me come amare
un iris solitario in un prato.
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
I tuoi passi che ritornano
riconosco.
La tua casa ti aspetta.
Nelle pareti domestiche
ritroverai quel legame
che maturava in te
quando in età giovanile
gli ideali lontano da qui
ti portarono.
Ma tutto è limitato
nel tempo.
Sul finire della vita
l’uomo si ridimensiona
e ricerca le sue origini.
Ho scelto il silenzio
per vivere quest’amore.
Come un fiore delicato
lo coltiverò sul mio seno.
Vivrò con la certezza
d’avere dentro di me
la mia parte di felicità.
Non potrò mostrare
il sentimento romantico
che tutta m’invade.
Sarà per me come amare
un iris solitario in un prato.
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Torino
mia città amabile e cortese
regale hai il cuore
meccaniche le braccia
ieri antiche carrozze
per corsi alberati
oggi moderne
e lussuose automobili.
Accogli tutte le genti
che i paesi abbandonano
per migliorarsi
con la tua tecnologia.
Come elegante signora
offri l’eguaglianza
come conquista
i popoli della terra
da te si uniscono.
Dimmi in una notte
stellata d’estate
quante volte i tuoi pensieri
hanno cercato il mio volto.
Tu vivi per me soltanto,
io lo so.
Ma non posso pensare
che i tuoi sentimenti
esistono solo nel tuo cuore.
Un giorno forse
mi dirai quanto amore
hai per me.
Ma io sarò già lontana.
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Il giorno si sta alzando
nell’aria fresca del mattino.
Il profumo del caffè
ancora caldo in cucina
mi aiuta a ricominciare.
Il risveglio mi sorride,
la voglia di vivere
mi accompagna.
La vita inizia all’alba
di ogni giorno,
con tante cose da fare.
Coraggio, andiamo a lavorare.
Stringimi forte a te
mi pongo per un attimo
sul tuo cuore.
Voglio sentirmi
stretta tra le tue braccia
dopo la bufera di vento
che ha distrutto
la mia ragione di esistere.
Il perdono verrà
Sempre io t’amerò
anche quando tu
dopo quell’abbraccio
ti allontanerai
nel tempo.
Addio.
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
La ragione
cerca Dio.
Vorrebbe trovarlo
all’angolo della via.
Ma Dio non c’è!
E’ dentro di noi,
nella nostra anima.
Nella preghiera
ci è vicino,
nel perdono, ci illumina.
Il nostro incontro
in un bar una mattina
il profumo di caffè
fumanti sul tavolino.
Le nostre mani si sfiorano
con un sorriso
il tuo sguardo su di me
sensazione splendida
gli occhi dicono
quello che le parole
non san dire
attimi pieni d’emozioni.
Portiamo con noi
i ricordi.
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Ed io esisto.
Vivo tra gioie e dolori
che ogni giorno si alternano.
Continuerò questo cammino
irto di affanni,
finché un alito di vita
mi accompagnerà.
Oh mio Dio
ti chiedo
di farmi accettare
i tormenti dell’anima
per poi gioire
del calore
dei suoi sentimenti
che con tanto amore
egli mi offre.
Parole scritte sui monti
per chi la terra natia lascia,
addii laceranti
di lacrime tristi
che in silenzio scendono.
A colui che parte
il cuor piange
di lasciare i suoi luoghi
e di tornare egli non sa
per rivedere ancora quei passi
che fanciullo pose
tra irti sentieri che salgono
sotto i pini profumati
ed erbe odorose che ai lati
della strada, la sua
mente ricorda.
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
L’addio a questi monti
ai nostri passi incerti
ai ricordi della mente.
Le strade sotto i pini
nel caldo dell’estate,
il profumo di ginestra
i vasi di gerani alla finestra.
Tutto rimane dentro me,
nel suono di campane
la sera della festa
negli occhi che si incontrano,
nelle emozioni che si accendono.
Ricordare quei momenti
di lacrime che scendono,
di desideri inespressi,
di speranze senza luce,
nei risvegli del mattino.
Sopra le valli t’innalzi
oh Rocca mia, e tra i monti
che d’intorno stanno ti ergi e vivi.
E quando lo sguardo su di te
contemplando si posa,
nell’aria che d’azzurro ti copre,
io già d’amore sono piena.
Tu non parli,
oh Rocca mia,
ma silenziosa tante cose
mi sai dire, e con un manto
amorevole
ogni giorno di fedeltà
mi copri, nei tanti miei
giorni che al luogo natio
taciti si susseguono.
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
A veder l’ultimo tramonto
sui nostri monti,
che di rossastro il cuor tingea,
vicini eravamo, anche se
il pensiero nostro,
tra fatiche e lavori
futuri, in noi si perdeva
ma in quell’attimo
della sera buia
lungamente con lo sguardo
su nel cielo rivolto
di speranze il cuor
si riempiva, mentre
il brillar di stelle,
come lumi acesi,
tutt’intorno,
ci avvolgeva.
Paese mio,
vedo i muri scoloriti
delle tue case al sole,
dimenticate dai passi
dei tuoi figli emigrati.
Cerco il tuo splendore
nel cuore del passato,
dove antiche dimore
come esuli guerrieri
nel vento vibravano.
E le segrete aspirazioni
confortate dal buio
della notte,
tacitamente in cuor
fremevano.
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Bianche nuvole
il mio cielo azzurro
dolcemente visitano.
Grandi spume
biancheggianti
l’aere accarezzando
disegni d’artista
dipingono.
Nel tiepido autunno
canti di uccelli,
sopra la verde campagna
si odono, nei caldi meriggi
sotto un sole che al tramonto
cadendo scompare.
E la sera, colma di buio
all’intorno,
serenamente scende.
Novara mia,
sotto quella Rocca
respiri e vivi
e par che non ti curi
dei tanti figli tuoi
che lontano da te
i loro passi portarono.
Dentro al cuore
sospiri e lacrime
conservano, e amore
che mutare non sa
coi ricordi che compagni sono.
Tornare a rivederti
gli occhi brillare fa
e gioie ed emozioni
tacciono, nei silenzi
della vita
che intanto passa.
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
Lasciare i nostri monti
gli occhi miei sognanti
dietro ad un sole già nascente.
Fugge via il cuore mio,
cerca un nuovo grande amore
tra i viali di città,
tra la gente, per le strade.
Si disperdono i miei sogni
sotto un cielo sempre grigio
dentro un’aria autunnale
tra le foglie che cadranno.
E i sospiri dentro al petto,
dei tuoi sguardi indifferenti,
nei pensieri sempre vivi
in un mondo di silenzi.
Un canto solenne
tra la folle si ode
“Evviva Maria” si grida,
la Madonna verso l’alto
viene sollevata.
Preghiere, tremiti,
emozioni e batticuore
tra la gente accalcata.
Occhi inumiditi,
parole sussurrate,
promesse, pentimenti,
voti, raccoglimento.
Le mani si giungono
lo sguardo è fisso
verso te, Maria!
L’uomo innalza
A Dio sua madre.
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.
GALLERY
La nostra storia passa
sulla piazza del paese
sulle strade silenziose
di case ormai vuote;
tra la gente che scompare
di un futuro senza domani
ma noi che abbiamo vissuto
ogni attimo di vita
lottando con la nostra
fragile ragione, ci ritroviamo
a soffrire in questo mondo.
E quando tutto tacerà
più nulla importerà
se i nostri piedi nudi,
su un legno scuro d’ebano
nel nulla verranno portati
lasciando anche l’amore
che un tempo ha fatto battere il cuore.