Cultura > Narrazione > Nino Belvedere
N. Belvedere / Joe, alias S.Giamboi
Or as we say easy way
(La traduzione è una cortesia di Franco Longo)
Then he opened a drawer and drew out a cardboard box from its bottom, containing old letters, exercise-books, school diaries, notes and other paper junk. His attention was immediately drawn by some postcards and some envelopes with white, red and blue stripes; Giuseppe lay down on the sofa and turned on the music. While the moaning of the saxophone was stifling the street turmoil, he started reading some of the letters, after many many years.
I do not know what is happening with me now; I do not want to sleep and my fantasy is wandering. It is five minutes to midnight of April 1, 1976 and going through all the papers, stored with care, I notice your address and decide to write to you, to all of you, as if I played a trick on someone I love and esteem.
Sydney is still wonderful, but not too much, European and American worlds began wearing away what is still too beautiful, but maybe good can come from evil; to tell you the truth, we keep on trying to destroy, and I am wondering why, all we had created before.
Me too I have not forgotten the days in the Malabotta wood and why should not we plan another adventure, maybe in 1980, all together…. It seems yesterday, but an entire life has passed; about my days, swimming pool or beach, reading Italian or English books, crosswords, sometimes movies, visiting friends; all this life for a couple of weeks more, then routine will change: work, home, work, study. I work to afford school classes, even though I live with my family; I am studying, since I do not want to lose what I had studied in Italy. Maybe there is something wrong with the way of the world, hopefully something which will fade away quickly; many people give solutions, anyway none of them is satisfying, maybe the human race has become lazy, we do not want to work and look for an easy approach to everything, “OR AS WE SAY EASY WAY”.
Here in Sydney the autumn has come, the leaves fall from the trees, while you are watching the wakening of spring after the long winter sleep. It is a time of blossoming and flowering: I confess you I would like to have wide wings and fly to the village, I would like to see our peaks, embroidered with flowers, would like to get drunk by the elusive and unforgettable scent of broom, would like to stop just for a while in those places we have loved so much and cannot and must not forget.
I promised you I would come to France and see you, but I have become an uncle and cannot leave Sydney.
Sorry, it will be next time. As –tu compris? I am so eager to visit your shop and smell herbs and liquor mixtures . Time is flying away, I am a bachelor as before, and my hair is getting thin and grey.
The days here in Sydney are tedious as usual, but I do not get down, I just ask myself the reason of many things; I can sometimes find an answer to some questions; others will be a riddle forever. Maybe my father is right: he states that whoever leaves his land, will be a rover forever, living in a place, which is neither his fatherland, nor his adopted country.
It’s a long time I have not heard from anyone, except from you, although I have written to all; anyway, all of us have a lot to do in our lives and many things require care and sacrifices … I would like to say a lot of things, but it seems I have lost my thin thread of reason.
I terminate my letter, thanking you again, trusting this long distance dialogue will continue I hope endlessly.
Thanks again for your kindness in answering; it is nice listening, talking, communicating, living and not forgetting that someone still remembers you over there.
Regards to you and your family from all our family.
Allora aprì un cassetto e dal fondo prese una scatola di cartone che conteneva vecchie lettere, quaderni, diari di scuola, appunti e scartoffie. Iniziò a frugare senza sapere bene cosa cercasse. Dopo un po’ fu attratto da alcune cartoline e da alcune buste con le strisce bianche, rosse e blu; Giuseppe si sdraiò sul divano e fece partire la musica. Mentre il lamento del sax spegneva i tumulti della strada, dopo tanti anni rilesse alcune lettere.
Non so cosa mi stia succedendo in questo momento, non ho voglia di dormire, e sto a fantasticare, sono le 11,55 della sera del primo aprile 1976 e così, poiché giravo nelle vecchie carte che ancora conservo con cura m’imbatto nel tuo indirizzo e così dopo un anno ti scrivo, a te e a voi tutti, così, come se facessi uno scherzo a qualcuno che conosco e stimo.
Sydney e ancora splendida, ma non troppo, il mondo europeo e americano comincia a corrodere ciò che è ancora bello, ma chissà forse non tutti i mali vengono per nuocere; la verità è che sempre più cerchiamo di distruggere, chissà perché, tutto quello che abbiamo creato.
I giorni nel bosco di Malabotta, anch’io non li ho dimenticati e non vedo il perché non dovremmo fare un’altra missione, magari nel 1980, tutti insieme… mi sembra ieri e invece è passato una vita; in quanto alle mie giornate, piscina o spiaggia, qualche lettura di un libro italiano o inglese, cruciverba, qualche volta al cinema, un visita da amici e amiche; tutto questo per una quindicina di giorni ancora, poi la routine cambia: lavoro, casa, lavoro, studio. Lavoro per mantenermi a scuola anche se vivo con i miei; studio perché non voglio perdere ciò che ho studiato in Italia. Chissà forse per il momento c’è qualcosa di storto negli affari mondiali, speriamo un male passeggero, a cui molti propongono soluzioni, ma nessuna è soddisfacente, forse il genere umano è diventato pigro, senza voglia di lavorare, e vuole ogni cosa facile, “OR AS WE SAY EASY WAY”.
Qui a Sydney è autunno, cadono le foglie, da voi la primavera termina il letargo e incomincia a svegliarsi, è il tempo della fioritura : ti confesso che in questo momento vorrei avere delle grandi ali e volare sino al paese, vorrei veder le nostre montagne ricamate dai fiori, vorrei ubriacarmi col profumo sfuggente e indimenticabile delle ginestre,vorrei fermarmi anche un solo istante in quei posti che abbiamo tanto amato e che non possiamo dimenticare.
Ti avevo promesso che sarei venuto in Francia a trovarti, ma sono divenuto zio e, in questo momento, non posso lasciare Sydney.
Mi spiace, ma sarà per la prossima volta. As –tu compris? Sono molto curioso di visitare la tua bottega e sentire il profumo delle erbe e dei tuoi intrugli liquorosi, intanto il tempo sfugge, io sono sempre scapolo e i capelli diventano sempre più radi e bianchi.
I giorni qui a Sydney passano con la stessa monotonia di sempre, non dispero, ma a volte mi chiedo il perché di tante cose; per alcune trovo una risposta, altre rimangono un eterno enigma. Forse ha ragione mio padre che sostiene che chi lascia la propria terra resta un essere ramingo che vive per sempre in un luogo che non è né la terra natale né il paese d’adozione.
Da parecchio tempo non ricevo notizie da qualcun altro se non da te, sebbene io abbia scritto, ma pazienza, ognuno ha da fare molto nella sua vita, e molte cose richiedono costante attenzione e sacrificio…sebbene voglia dire tante cose sembra che abbia perso il filo sottile della ragione.
Concludo questa mia lettera ringraziandoti ancora e sperando di continuare questo dialogo a lunga distanza, spero senza fine.
Grazie ancora per la tua cortesia nel rispondere, è bello sentire, parlare, comunicare, vivere e non dimenticare che c’è qualcuno che lì ricorda ancora.
Saluti a te e famiglia da noi qui in famiglia.