Diveniva un presepe
il paese,
sotto la neve,
con le sue case
e le chiese, con tegole dei tetti e le cimose.
C’era, nella dicembrina notte,
un silenzio mistico,
raddolcito all’alba della “Novena”
da note di zufoli
e nenie di ciaramelle
al suon delle campane…!
O magiche età lontane…!
Con le lanterne
e le ferule incerate,
incensate ed accese,
si muoveva la gente
nelle discese, nelle vanelle,
nelle strade acciottolate e belle
mentre nel cielo brillavano le stelle!
O trepide notti dicembrine!
Ora tutto dorme.
Il romantico s’è dissolto,
nella nebbia della fantasia e delle illusioni.
Il mistico è asceso verso più alti cieli,
in cerca di cori perduti.
Il pittoresco è svanito
perché sotterrato, con le pietre
delle strade ed il silenzio delle fontane.
NOA
Dei monti ridenti sul mare,
della Rocca che a picco s’innalza
e sussurra materna e superba
le leggende più care e più belle,
tra crepe ascose di secoli andati,
di vestigia, di guerre e di fasti
della terra che i natali mi diede,
io parlo…
Dei tetti rupestri ed aviti,
di vie ciottolose ed anguste,
coi ricordi di oggi e di ieri
sussurranti i fatti e la storia
dei cocci di un tempo remoto
e le ansie di gente risorta
da un servaggio di tristi deliri,
io parlo…
Della Noa antica e montana,
dei suoi figli migliori nel tempo,
dei cenobi, di templi vetusti,
di quei luoghi di martiri e prodi
ed asilo di santi e beati,
ove dormono i miei e mio padre
dopo il breve ed aspro cammino,
io parlo…
IL MIO PAESE
Ai piedi di un monte,
che il mare sovrasta
con le isole Eolie,
sorge un paese,
tra verdi convalli,
e canti d'uccelli.
E' la terra mia cara,
si chiama: Novara
E il monte l'abbraccia,
in amplesso materno,
d'inverno ammantato
di candida neve,
i venti respinge,
la pioggia contrasta,
con l'alta sua cima
avvolta di nubi
S'innalzano alte,
su tutte le case,
le cuspidi aguzze
di chiese vetuste
che, a sera, diffondono,
per valli remote,
l'invito a pregare,
nell'ora più pia
per il buon Redentore
e la Madre Maria
Novara è la terra
di storia ed eroi,
che trepidi in guerra
da forti lottarono,
di geni e di santi
è stata la madre.
Noi tutti l'amiamo,
con monti e le strade.
Gran Dio, spargi grazie
sulle sue contrade !
RIMPIANTO
Erano quelli i deschi,
ove un tozzo di pane
ti parlava di forni e di sudori,
l’uliva di alberi saraceni,
la cipolla di orti tutti verdi.
Erano quelle le case,
ove la scala di legno
ti parlava di ascesa e di stenti,
la mamma di racconti patriarcali,
il padre di studio per il domani.
Erano quelle le chiese,
ove un cero, in voto,
ti parlava d’ amore e di fede,
l’altare di preghiere con il cuore,
le campane di giorni d’ alleluja.
Erano quelle le strade,
ove l’uomo ti portava il decoro,
le donne d’immutata fedeltà,
il bimbo d’insegnata obbedienza.
MEZZANOTTE
Mezzanotte,
gronda di dolore,
pioverà lacrime,
raccolte nel pianto dei giorni…
I ricordi del passato
s’affollano sui davanzali,
parlottando di ombre svanite,
di spenti sorrisi,
di sguardi accecati.
Sulle vie, piste di storia avita,
s’inarca, si stende
il silenzio,
racchiuso in nidi di ore lontane,
in buchi d’istanti peregrini,
in crepe di muri sonnolenti.
Le notte,
mendica di barlumi,
s’avanza.
Malinconia diffondono
le siepi al vento,
che giuoca impazzito di gioia,
con la polvere di esseri e cose,
tra un luccichio di spente illusioni.
SUL MOLO
Salperemo…..!
Sul mare, a tutti ignoto,
non ci sarà nocchiero, ne nave..!
Sul molo sconosciuto
non svolazzeranno fazzoletti,
occhi non piangeranno
per gli emigranti….!
Salperemo..!
Non si conoscerà il giorno
della partenza,
senza biglietto,
senza valigia…!
Il viaggio incomincia
quando
due occhi si chiudono,
quando non vedranno più
il sole al mattino,
le stelle a sera…..!
MESTI RICORDI
Nella mia terra,
non ci sono più
vicoli con calcarei e lisci ciottoli,
non più lampioni,fumiganti a sera
e vasi di gerani,penduli dalle finestre.
Non si vedono più,
serrati in casa,
bianchi, pallidi visi di vedove,
dagli occhi vividi
e nella strada i passanti,
in tabarri avvolti
in bimbi dai calzoni sdruciti,
sui ginocchi rattoppati.
Non uomini dalla bianca barba,
dalle rosee labbra,
si vedono più.
Si sono perduti tutti.
a ricordi tumultuano nella mente,
che di secolari ricordi s’inebria.
GIUBILO DICEMBRINO
L’eco argentina
della piccola campana
desta memorie
di primavere fuggite
Fiaccole d’albe lontane
squarciano il buio,
con ombre fuggenti.
Odor di bruciato
si diffonde
tra le case castellane
e l’erte badiali.
NOVENA NOVARESE
Suonano tutte le campane,
all’alba!
E’ musica di stupori
d’usci dischiusisi con bagliori,
di svegliarini natalizi
Esultano i cuori
come quelli dei nonni
del tempo.
Sull’aria,echi di caramelle.
Sui deschi “frittelle e rusuelle“.
sulle strade e nelle vanelle.
“Tu scendi dalle stelle“!
RICERCA
L’ho cercato
tra lo sfolgorio
dei raggi del sole
e le fitte ombre
della notte.
L’ho trovato
in un mondo
di dimenticanze.
Ora, solo !
I ricordi vagano
per le desolate strade mie
che sudano rimpianti
e tristezza!
C’è tanta strana malinconia!
Squallore di case,
a porte chiuse!
Esse sono “ guardiane “
di indimenticati balocchi.
Ascolta. Si sprigiona
nell’alcova solitaria
il flebile pianto
di un accarezzato balocco!
Ascolta! E’ avvincente
il suo alterno compitare.
DESIO
Le ali della speranza
Si sono chinate
come un fiore che appassisce!
I loro voli
hanno asceso cieli azzurri.
Addio sogni dei mortali!
Volate farfalle
con le belle vostre ali,
di luci e di colori!
C’è silenzio!
Non si ascolta più
l’eco delle campane
che s’infilava
sui tetti abbandonati.
Quanti lontani ricordi!
E’ bello sentire, ancora una volta,
il loro scampanio,
che allietava l’andirivieni
dell’alpestre gente mia!
In silenzio “terso gomitoli,
di racconti, di memorie
di favole“.
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