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A RITROSO NEL TEMPO
Nell’estate del 1971 gli abitanti di S. Basilio dibattevano e cercavano di risolvere il decennale problema della mancanza d’acqua inviando agli organi competenti sottoindicati la seguente petizione sottoscritta da 500 firme. Fu un’estate molto movimenta e segnata dall’attiva partecipazione dei giovani alle tematiche che interessavano la comunità sanbasiliota.
AL SIGNOR PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA ROMA
AL MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI ROMA
ALL’UFFICIO DELLA CASSA PER IL MEZZOGIORNO ROMA.
ALL’ASSESORATO DEI LAVORI PUBBLICI DELLA REGIONE SICILIANA PALERMO
ALL’ENTE ACQUEDOTTI SICILIANI PALERMO
ALLA PREFETTURA DI MESSINA
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI MESSINA
ALLA GIUNTA COMUNALE DI NOVARA DI SICILIA
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Fontana Trussitti
I sottoscritti cittadini, residenti nella frazione San Basilio del comune di Novara Sicilia (ME) si rivolgono ai suddetti Enti per portare a conoscenza le precarie ed incivili condizioni di vita in cui si trovano per la mancanza di un acquedotto, nonostante l'esistenza a monte della frazione, in contrada Vernetti, di una falda acquifera, già captata, capace di soddisfare le esigenze di un numero di cittadini di gran lunga superiore a quello della frazione stessa. La menzionata frazione, che conta 1000 abitanti ed è situata 600 metri di altitudine in una ridente valle dei Peloritani, è abitata totalmente da gente che giornalmente, di buon mattino, si reca a lavorare nei campi.
L'aspetto del paese è desolante: non vi è nulla che avvicini questi abitanti a quelli che vivono nei lussuosi ed accoglienti complessi delle nostre città, dove la tecnologia ha creato infrastrutture funzionali e confortevoli. Qui, invece, si vive ancora in case del tutto simili a quelle descritte da Cesare Abba ai tempi della spedizione garibaldina.
Pagliau
Nelle e abitazioni non esistono servizi igienici, la gente per soddisfare bisogni naturali e costretta a recarsi nei cosiddetti “pagliai”, specie di capanne preistoriche fatte con pali congiunti obliquamente in alto e ricoperti con frasche e strame, che comportano disagi, umiliazioni e pericolo costante di epidemie.
E pensare che l’uomo è andato sulla luna!!!!!
In tutto il paese, inoltre, esistono pochissime fontane costruite dal popolo, le quali essendo insufficienti al fabbisogno cittadino creano delle lunghe file di donne che attendono molte ore per riempire le brocche per poter cucinare e ogni tanto per pulirsi (Sì, ogni tanto per pulirsi, perché è molto faticoso ed oltremodo difficile avere nelle proprie abitazioni questo misterioso liquido); è facile, infatti, vedere nelle ore diurne ed anche in quel notturne ( non meravigli il fatto che le donne si recano alle fontane nelle ore notturne, perché molte di loro durante il giorno sono impegnati nei lavori agricoli ) donne che si recano alle fontane.
Fontana Ruccau
Ed anche molte vecchiette che, sfigurate dal peso degli anni e dai duri lavori che durante la loro vita hanno dovuto affrontare per sopravvivere, arrancare lungo le strade sotto il peso dei recipienti pieni del prezioso liquido.
Lavandaia tradizionale
Acquaiola meccanizzata
Di fronte a così vitale necessità non solo è insensibile l’autorità comunale, ma anche alcuni deputati parlamentari che durante le elezioni per il rinnovo del Parlamento hanno fatto pervenire da Roma un telegramma che ha fatto nascere nel cuore di tutti l'evanescente gioia di poter avere l’acqua nelle proprie case.
Lavandaie al Fiume (jhumi) Parma
Ma invano, anche questa volta si trattava di una strategia per raccogliere voti, abusando della buona fede e dell’ onestà del popolo di S. Basilio. La necessità della costruzione di un acquedotto nella frazione di S. Basilio non è nuova, ma risale a tempi lontani.
Acquaioli ai “Puzzitti”
La fontana del “Buittu”
Il malcontento, infatti, è abbastanza remoto: il “Riscatto” anno II pubblicò il 4/12/1955 un articolo con il quale denunciava la difficile situazione in cui versava il paese per la mancanza d’acqua. Il Comune per trascuratezza dei vari signori amministratori del tempo non fece nulla; si risvegliò semplicemente nel 1967, quando alcuni cittadini si accorsero che dal rubinetto della fontana principale del paese assieme all’acqua uscivano anche “ vermi”. La segnalazione del fatto indusse le Autorità ad interessarsi e l’acqua prelevata, all’analisi eseguita dal medico provinciale, risultò non potabile.
Lavandaie e Orti al “Ruggiu”
L’acqua purtroppo continuò ad essere attinta, e solamente il rischio per la salute pubblica indusse il Consiglio Comunale ad affidare con delibere n. 90 del 9/7/1967 all’Ente Acquedotti Siciliani il compito di provvedere al rifornimento idrico di S. Basilio. Nel 1970 furono eseguiti in contrada “Vernitti” i lavori per la captazione dell’acqua per un importo complessivo di 28 milioni circa.
Da allora non si è saputo più nulla. La popolazione, pertanto, disillusa ed esasperata, si rivolge ai sopra indicati Organi dello Stato affinché questi prendano in considerazione la presente istanza dando finalmente l’opportunità ai cittadini di S. Basilio di avere l'acqua nelle proprie case.