Poesia > Rosalba Buemi
ROSALBA BUEMI
AGHI DI GHIACCIO
Origami di cristallo
s’innalzano nel fiume.
Fiori di vetro
pendono dalle rocce.
Diamanti brillano nel gelo.
Aghi di ghiaccio
piangono dal cielo.
LA VALLE DEGLI OLEANDRI
Oleandri rosa
macchiano la valle.
Sterminate palle
di colore
nel fiume arso.
Il girasole
giallo
sul ciglio
guarda il torrente.
La lucertola
striscia
nel sole di Agosto
sul solaio
sola.
Ciottoli grigi
si attorcigliano
silenziosi.
Rivoli asciutti
sprofondano nell’arena
colorata
bianca.
Pietre secolari
solitarie
traspirano
sofferenze antiche
di ideali simbolici.
Rovi arroccati
si arrampicano
sugli orti
irti.
Il gatto rosso
ritto
sopra il baratro
guarda il sole.
Il cavallo baio
cammina sui sassi
nella sera
anima il sentiero.
Il silenzio scivola
leggero
nel sogno silente
di eroici furori.
Garibaldini morti
sotto l’olmo
riposano.
Il rovo ombreggia
i sogni vinti
dalla solitudine
L’oleandro bianco
si arrampica sulla rocca
eterno.
AURORA DI SETTEMBRE
La foglia gialla
lenta
danza
nell’aurora dalle dita rosa.
Le rondini nere e
bianche
volano gioiose
nell’aria fresca.
La Rocca ritagliata
nel cielo
bacia la nuvola arancio
sfumata
che avvolge il Leone
disteso
sognante.
La roccia del castello saraceno
si erge scura sulla valle.
Il campanile la incorona
sereno.
I platani nel crepuscolo
sorgono più nuovi.
Gli abeti verdi incorniciano
appuntiti
le carceri borboniche.
Sant’Antonio antico
domina
il borgo cinquecentesco.
Le rocche frantumate
sbriciolate
grigie
rosse
si sgretolano sul poggio
guardano la solitudine
degli uomini
vinti dall’alterigia
secolare.
di immobile individualismo.
OTTOBRE
Azzurro nel bianco lunare
la Rocca.
Chiarore spettrale nell’aria.
Silenzio tombale sui Nebrodi
a strisce di mille colori.
Nella valle il ruscello
scorre lento tra ciottoli
inerti
levigati dal sole
serpeggia tra monti appuntiti
che toccano il cielo.
Il castello di Tripi
a strapiombo sul greto.
Abacena riposa
i sogni di remota sapienza
Tindari altera sorride
al mare turchese.
Onde verdi
illuminano il mattino.
Funghi bianchi sfumano
il poggio fiorito
d’erba tenera.
Castello d’Orlando si erge
arroccato.
Arabeschi di pietra millenaria
disegnano il cielo istoriato
di nuvole passeggere.
Stormi di uccelli neri
volano felici sulle pietre
della mandria antica.
Margherite gialle nelle eriche
splendono.
Stromboli fuma indifferenza
alle sofferenze degli uomini
soli
alla solitudine degli uomini
sofferenti
nel mare ceruleo.
Musica di concerti secolari
si espande nel creato
infinito.
IMPERIALISMI IMPROVVISATI
Farfalle gialle
silenziose
sbattono le ali
sui fiori piccoli e azzurri
nel mattino sereni
selvatici
solitari
sentimentali
sorridono alla Rocca
possente
pensierosa
squarciata
dal Leone disteso
sonnolento
al cielo solfeggia
canzoni antiche
sogni dimenticati
di armonie secolari.
Melodie ataviche
si espandono nella valle
insieme al grido
delle ghiandaie
nere
le code bianche
tremanti
nella schiuma azzurra
del mare lontano
limpido
come il sole pallido
nel sorriso di bambini
dimenticati
nell’Africa nera.
Carboni
denutriti
violentati
dalla penuria della vita
ingrata
madre di uomini
discriminati
dalla povertà
di imperialismi
improvvisati.
POPOLI PERSI
Luce bianca tra le montagne.
La Rocca riposa.
Chiazze nere
nel mare azzurro
portano Saraceni.
Costruiscono rocche
gialle splendono.
La Rocca riposa.
Chiazze rosse
portano bare
nere piangono.
Il mare soffre
l’agonia dei popoli persi.
FOGLIE AL VENTO
Foglie bagnate di brina
cristalli al vento
frantumati dal dolore.
Diamanti al sole
taglienti il ghiaccio
della ragione.
RAGNATELE
Ragnatele piccole
gocciolanti di brina
tra le felci arrugginite
sopra le eriche splendenti di luce
verde.
Fili invisibili
scintillano
sotto le sfere del sole
addormentato.
Sacche fragili
di pianti notturni
nell’aria.
Calici di petali
delicati ricoprono
il ciglio indaco
raccolgono lacrime
d’amore distillato
puro.
DOVE DIO PIANGE
Dove Dio piange
da dove fotografate gli oleandri
Dove gli angeli dormono alla vita
da dove i bimbi sorridono alla morte.
Dove il dormiveglia dello spirito
da dove la vita si spreca nelle droghe.
Dove la morte fiorisce sui cigli
da dove la morte giace sui gigli.
Dove la fame divora la mente
da dove la manna si butta ai delfini.
Dove il battello galleggia sul Volga
da dove bambini soffocano nella seta.
Dove gli uomini sono per l’inferno
da dove i gabbiani planano sulle nuvole.
Dove le ossa imputridiscono nel fango
da dove le vecchie pongono orchidee.
Dove i sogni volano nel cielo
da dove i cavalli sono di cristallo.
Dove per i bimbi non c’e posto in albergo
da dove un santo muore nel vento.
OTTOBRE
Azzurro nel bianco lunare
la Rocca.
Chiarore spettrale nell’aria.
Silenzio tombale sui Nebrodi
a strisce di mille colori.
Nella valle il ruscello
scorre lento tra ciottoli
inerti
levigati dal sole
serpeggia tra monti appuntiti
che toccano il cielo.
Il castello di Tripi
a strapiombo sul greto.
Abacena riposa
i sogni di remota sapienza
Tindari altera sorride
al mare turchese.
Onde verdi
illuminano il mattino.
Funghi bianchi sfumano
il poggio fiorito
d’erba tenera.
Castello d’Orlando si erge
arroccato.
Arabeschi di pietra millenaria
disegnano il cielo istoriato
di nuvole passeggere.
Stormi di uccelli neri
volano felici sulle pietre
della mandria antica.
Margherite gialle nelle eriche
splendono.
Stromboli fuma indifferenza
alle sofferenze degli uomini
soli
alla solitudine degli uomini
sofferenti
nel mare ceruleo.
Musica di concerti secolari
si espande nel creato
infinito.
CASTELLO D’ORLANDO
Da strisce di fuoco nasce il sole
all’orizzonte.
Da fiocchi blu persi nel cielo
sterminate palle di luce.
Nuvole spesse e bianche coprono
alte
il cielo violaceo.
Due cavalli brucano allegri nel prato
gaudenti dell’erba
bagnata dalla brina.
Ciuffi di ginestra appena sbocciati
s’innalzano al cielo
Sotto Castello d’ Orlando
sogno
penso alle fate.
IL TEMPIO DI ERA
La luna splende
alta sui templi
illuminati
dalla solitudine millenaria.
Sogni atavici sorridono
dalle pietre morte.
Sofferenze trasudano
dallo splendore titanico
delle colonne gialle
di tufo.
Il cielo baciato dalla rocca
pensa distratto
la sua grandezza antica.
L’armonia del tempio
grida
la bellezza assoluta
dell’uomo
che ha posto la pietra.
Le colonne
si schiantano
sotto il boato
della bellezza secolare.
Si sgretolano
sotto il grido del vento
che dice silenzi.
Si sciolgono
trascinati
da rivoli ingrati.
Si schiantano
si frantumano
si sgretolano
si sciolgano
risorgono.
Si tuffano
nel mare
e risorgono
pure.
L’ULTIMA CONCHIGLIA DI ROMAN
Roman biondo nel sole
raccoglie conchiglie colorate.
Macchie bianche
solitarie nel giallo
schiumante di un tramonto.
La cernia marrone
sfugge
nascosta tra i rami
di un alga oscillante
al vento.
Mille conchiglie attorcigliate
a uno scoglio arenate
mostrano paguri
arroventati
rossi.
Sette pesciolini arancio
sguizzano sinuosi
una danza d’amore.
Il nero di una riserva
bruciata
lambisce il mare
assetato.
La madrepora marrone
aspetta il poeta
sul ciglio
arsa.
Pandora sale la baia
con in mano
un cesto di pietre.
Il sole dietro il fuoco
lento
si corica
riposa sogni agitati
cento uomini e un kamikaze
sono esplosi.
Il pipistrello marino
nero
agonizza sulla risacca.
La conchiglia fragile
a solchi verticali
nella sabbia
Roman raccoglie.