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Antonio Bolignari
Biografia
Antonio Bolignari è nato a Firenze, città nella quale vive e lavora.
Chi legge i suoi libri o si sofferma davanti alle sue fotografie non può fare a meno di cogliere il forte legame con la fiorentinità che è l’elemento prevalente della sua proposta artistica.
La “sua” Firenze è una città ariosa, positiva e ironica, che fino ai nostri giorni ha saputo custodire la sua antica essenza rinascimentale e, grazie a questo, continuare a proporsi come un’icona di rinnovamento.
Nella mostra personale allestita nell’auditorium dell’Istituto Russell-Newton di Scandicci si possono cogliere congiuntamente l’ironia, nel campanile di Giotto vestito con un paio di jeans, la modernità delle vie della moda, la globalità che accomuna palazzo Strozzi alla torre Eiffel. E ancora, l’arte dei suoi monumenti e delle sue mostre, la vocazione mercantile di S. Lorenzo, il romanticismo di via Roma o di un bacio clandestino in piazza Pitti. E, non ultima, la sensualità che sprigiona questa città, al pari di una donna bella e impossibile.
Tutto questo e tanto altro è stato fotografato dall’autore osservando Firenze e i suoi
Antonio Bolignari, artista nell’intimo ma divenuto scrittore quasi per caso, è un autore fiorentino di origini siciliane.
Questa doppia “anima” è l’elemento caratterizzante dei suoi romanzi. Sia in PAZZO PER PAZZINI e, in modo più dettagliato ne I FIGLI DEL 15 AGOSTO, risalta all’occhio del lettore la naturalezza con la quale coesistono il carattere scanzonato ed ironico del suo essere fiorentino e il rigore appartenente alla fiera tradizione siciliana. La Toscana e la Sicilia che descrive sono due regione che hanno in comune il senso dell’accoglienza e un profondo condiviso amore per l’Arte di due terre costellate di paesaggi incantevoli.
Il suo primo libro pubblicato, CON LE MANI NELLA CIOCCOLATA, una storia coinvolgente e brillante ambientata nelle cioccolaterie delle più intriganti capitali europee, riflette forse meglio degli altri romanzi la sua filosofia di vita. Semplicità, ironia, spensieratezza, voglia di vivere con piacere ogni attimo della propria esistenza ma senza mai dimenticare che prima di tutto viene il rispetto per il senso di responsabilità ed i valori forti (amore, amicizia) per le persone alle quali teniamo.
I brividi sulla pelle
"I figli del 15 agosto" è il titolo di un romanzo di Antonio Bolignari. Il libro si concentra in un periodo, la "chinnicea", in cui il protagonista, Tonino (ma ci siamo tutti in questo romanzo...), trascorre le sue vacanze a Novara di Sicilia dopo un lungo periodo d'assenza.
Il merito, non unico, di questo romanzo è la fluidità e la scorrevolezza nella lettura; è come un ruscello che nasce dalla rocca Salvatesta e scendendo s'ingrossa coinvolgendoci già dalla prefazione.
Le considerazioni di Tonino mentre arriva a Novara sono un'anticipazione sul grande segreto che avvolge la cittadina del borgo antico e i suoi abitanti: "Persino le signore sedute davanti alla porta di casa a parlottare fra loro -scrive Bolignari- mi parevano le stesse di allora, come se non si fossero mai spostate di lì, per attendere il mio ritorno tutto quel tempo...". Inevitabile per la sottoscritta fare l'associazione con la favola "Brigadoon", il cui epilogo è simile a quello del romanzo. Mi emoziona e sento i brividi sulla pelle, "I figli del 15 agosto" è ormai fiume e mi travolge pagina dopo pagina- "E via via cominciavano a sfilare davanti a me decine di volti nuovi ma antichi nella mia memoria.
Profumi, sapori e fisionomie, dettagli che soffusamente si rimpossessavano dei miei sensi e mi regalavano l’illusione di vivere in uno spazio senza tempo e senza età al punto che non riuscivo più a distinguere la linea di confine tra sogno e realtà" - I ricordi di Tonino si alternano con le nuove sensazioni che vive giorno per giorno, le incertezze alle conferme e alle rivelazioni inaspettate, i dubbi sulla fede alle lacrime per la Madonna Assunta ... "I figli del 15 agosto" è il libro per tutti, il romanzo anche d'amore che nasce e si evolve in quella "chinnicea" ricca di tradizioni a cui nessuno può sottrarsi per il legame indissolubile dei natii con Novara e per la Sicilia tutta, una terra speciale, unica per i suoi figli sparsi per il mondo e non solo, perché, infine, dal libro apprendo con orgoglio che in un affresco del Vasari, nella Sala degli Elementi costitutivi dell’universo, nel Palazzo Vecchio a Firenze, egli la raffigura come la Terra, "Madre Nostra, utile, benigna e grande".
Grazie, Bolignari!
D.Buemi – novembre 2012
Shivers on the skin
"I figli del 15 agosto" is the title of a novel by Antonio Bolignari. The book focuses on a period, "chinnicea", in which the protagonist, Tonino (but we're all in this novel ...), spent his holidays in Novara di Sicilia after a long period of absence.
The credit, not unique, of this novel is the fluidity and fluency in reading, it is like a stream that comes down from the Rocca Salvatesta and going down keeps growing involving us already from the preface.
The considerations Tonino as he arrives in Novara are a foretaste of the great secret that surrounds the old village and its inhabitants: "Even the ladies sitting in front of the door whispering to each other -writes Bolignari- seemed to me the same as then as if they had never moved from there to wait for my return all the time ...". Inevitable for myself to make the association with the fable "Brigadoon", the ending is similar to that of the novel, I'm excited and feel the chills on the skin, "I figli del 15 agosto" is now the river and overwhelms me page after page - And dozens of new faces but old in my memory began to pull out in front of me.
Smells, tastes and faces, details that softly had taken over again my senses and would give me the illusion of living in a space without time or age to the point that I could no longer distinguish the line between dream and reality "- Tonino’s memories alternate with new sensations that he lives day by day, the uncertainties to confirmations and unexpected revelations, doubts about the faith to tears for the Assunta ... "I figli del 15 agosto" is a book for everyone, novel also of love that is born and evolves into the "chinnicea" rich traditions to which no one can escape to the indissoluble bond with the native Novara and the whole of Sicily, a special land, for his children around the world and not only because, finally, I learn from the book with pride that in a fresco by Vasari, in the Hall of the Elements of the universe, in the Palazzo Vecchio in Florence, he shows it as the Earth, "Our Mother, useful, benign and great".
Thank you, Bolignari!
D.Buemi – November 2012
PREFAZIONE
Mancavano ancora poche curve prima di imboccare lo stretto ponte di accesso a Novara di Sicilia, le ultime, le più impegnative per quella smania di arrivare che ti prende quando sta per finire un lungo viaggio.
Mi ero appena lasciato alle spalle un lento e tortuoso percorso, arrampicato sui costoni delle montagne, costeggiato alla mia sinistra dalla fitta e rigogliosa macchia mediterranea dal verde intenso, a tratti spiovente fin dentro la strada, e dalla parte opposta dal profondo baratro a strapiombo sul letto dell’antico fiume ormai in secca irreversibile.
A tenermi compagnia mentre guidavo c’era ancora il profumo del mare che mi portavo addosso dalla recente traghettata sullo stretto di Messina. Sul ponte della nave, da quando il ferry-boat aveva lasciato il porto di Villa San Giovanni, ero rimasto per tutto il tempo occorso per raggiungere la città di Messina, nella cui provincia si trova Novara, appoggiato alla ringhiera di poppa. Senza staccare lo sguardo dalla bianca scia solcata nell’acqua che la nave lasciava dietro di sé, avevo preso a morsi un arancino di riso acquistato appena prima della partenza al bar di bordo che avevo raggiunto quando ancora non era stato preso d’assalto dagli altri passeggeri. Sì, perché dovete sapere che è l’arancino di riso che si mangia durante la traghettata dello stretto di Messina a darvi il benvenuto in terra di Sicilia prima ancora di mettere piede sull’isola. In nessun altro posto al mondo mi passerebbe per la testa l’idea di sgranocchiare un arancino per i miei spuntini, ma sul traghetto per la Sicilia non è pensabile resistere al richiamo di quella specialità gastronomica. Sarebbe come andare a Parigi e non salire sulla Torre Eiffel o, il ventiquattro dicembre a New York, evitare, sulla Quinta Strada, le resse davanti alle boutique prese d’assalto per lo shopping della vigilia di Natale.
Intorno a mezzogiorno, finalmente, affronto l’ultima curva a destra, dove la strada viene accarezzata dal muro di cinta della grande, secolare villa di campagna della signora Gioconda, situata nel bel mezzo di un vasto giardino ricoperto di rigogliosi e variopinti bouganville in fiore, ed ecco apparire davanti a me, delimitato ai lati da due massicci parapetti di pietra, il ponte attraverso il quale si accede in paese.
Adesso sono davvero arrivato. Tra qualche minuto parcheggerò la macchina sotto la vecchia casa di famiglia di mia madre, dove i miei mi stavano aspettando. L’abitazione è disposta su tre piani, s’innalza di fronte alla chiesa di San Giorgio ed è riconoscibile anche da lontano per la sua facciata color rosso cantoniere. Oltrepassato il ponte, percorro qualche centinaio di metri tra due file di antiche palazzine a schiera tutte in pietra, una più larga, un’altra più stretta, alcune a due piani e altre più alte, a tre livelli, ognuna confinante con quella accanto. La prima cosa che noto è che tutto corrisponde perfettamente alla fotografia memorizzata nella mia mente trent’anni prima, l’ultima volta che mi ero recato a Novara, quando avevo soltanto diciassette anni. Le stesse case, le stesse curve, gli stessi sfondi, niente cemento aggiunto, niente di niente che rompesse l’antico incantesimo. Persino le signore sedute davanti alla porta di casa a parlottare fra loro mi parevano le stesse di allora, come se non si fossero mai spostate di lì, per attendere il mio ritorno tutto quel tempo.
Ero attratto dall’immobilità nella quale mi stavo immergendo e pensavo che se anche nel cuore della gente niente fosse cambiato, per me le emozioni non sarebbero mancate, sebbene fossi consapevole che non avrei ritrovato ad accogliermi le settemila e passa persone che abitavano in paese fino agli anni settanta. Anche Novara aveva dovuto piegarsi, negli anni successivi, al destino migratorio dei propri figli che ha accomunato quasi tutti i piccoli centri del meridione d’Italia.
Mentre ero concentrato su queste considerazioni, non potevo immaginare come da lì a pochi giorni sarebbe cambiata la mia vita.
PILLOLE
CON ROSANNA
- C’è di vero che di questo paese ho ormai acquisito la cittadinanza emotiva, ma non penso sia un motivo sufficiente per cominciare a scrivere romanzi.
- Sì che lo è. Dai, perché non provi a scrivere un libro?
- Non insistere. Tanto sono sicuro che non accadrà – risposi dopo aver fatto anche segno di no con la testa per apparire più convincente.
In cuor mio sapevo, invece, che sarebbe successo.
A ROCCA SALVATESTA
- Ma, dimmi, il panorama cosa c’entra? – chiese ancora la ragazza quasi con bramosia.
- All’attento interlocutore dell’artista non sfugge che nel dipinto “si scorgono il Monte d’Etna, Lipari, Vulcano in Mare, che ardono”, esattamente come da questa terrazza, fra poco, foschia permettendo.
- Adesso ho capito a cosa ti riferivi. Che emozione!
- Certo, un’analogia sconcertante. Chissà se si tratta di una semplice coincidenza?
- Secondo me no. Io credo che il Vasari sia salito a Rocca Salvatesta – azzardò la mia compagna abbozzando un sorriso.
- Chi lo sa? Nessuno può affermare con certezza il contrario.
L’ASSUNTA
E c’era soprattutto Lei, al centro della scena, visibile da ogni angolo della chiesa, avvolgente, con lo sguardo protettivo verso tutti i fedeli. Tutti, nessuno escluso.
L’Assunta di Novara, rappresentata da secoli dalla stessa statua, che non era mai la stessa ogni volta che la fissavi grazie alla sua capacità di apparire come ognuno voleva vederla tutte le volte che la guardava.
LA PROCESSIONE
In quegli ultimi interminabili metri di processione mi assalì il rimpianto di non stare sotto quella statua, sfinito, sudato, con le spalle arrossate e dolenti per effetto del peso della vara che le schiacciava da ore e con la voce roca, ridotta ad un filo dalle urla e dalla secchezza della gola.
IL LIBRO
Un viaggio nel tempo, un ritorno alle origini in una terra piena di fascino e di passione, per ritrovare valori mai dimenticati dai quali è poi faticoso distaccarsi di nuovo.
Un viaggio nella fede, illuminato dalle luci ed immerso nei fasti della festa.
Un viaggio dentro una dorata prigione dell’anima sulle cui pareti ci sono affrescati i profumi e i sapori che sgorgano dal mare e maturano sotto il sole di Sicilia.
RECENSIONI
Il profumo del mare, la Sicilia nella prefazione. Poi: "il coffee bar" e le vasche. Mi sono già affezionata all’opera di Antonio Bolignari! Complimenti: ottimo lavoro! (Michela Barcella – scrittrice)
Presentazione a Firenze
Nelle foto sono presenti i relatori Silvia Cosimi e Massimo Seriacopi, e il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze Eugenio Giani.
Presentazione a Novara di Sicilia
11 Agosto 2012 - sala consiliare del palazzo comunale
Nella foto 1 sono raffigurati: Il vice-sindaco di NdS Salvatore Bartolotta, la Dott.ssa Elisabetta Sofia (presentarice del libro), il sindaco di NdS Girolamo Bertolami e l'autore del libro Antonio Bolignari.
Nella foto 2, uno scorcio della sala con la mostra di fotografie RIFLESSI.